Lo scorso mese ci eravamo lasciati in attesa del discorso di Powell a Jackson Hole, con il mio stupore ancora fresco fresco per un rialzo dei mercati azionari che, a mio avviso, non aveva né capo né coda. Sono passati poco più di 30 giorni e da allora di cose ne sono successe parecchie. Tanto per cominciare, la FED ha stroncato i reni a tutti coloro che pensavano che il cambio di atteggiamento fosse solo una minaccia. Tutti ottimisti incalliti che avendo comprato a prezzi molto più alti di quelli odierni speravano di trovarsi ancora nella medesima situazione nella quale abbiamo vissuto per un periodo molto lungo e quindi si aspettavano toni conciliatori dalle parole del Governatore, esattamente come negli anni passati. Ahimè, i loro desideri non sono stati esauditi, al punto che l'effetto immediato è stato un crollo degli indici azionari. Ma ciò che mi ha veramente colpito è stato quando Neel Kashkari, membro del FOMC noto per la sua cautela, si è detto persino soddisfatto per la reazione negativa dei mercati e del fatto che avessero recepito una volta per tutte che in questo momento il "never fight the FED" ha una accezione ben diversa rispetto al passato. Le cose non sono andate meglio nella riunione del 21 settembre, quando è stato alzato il tasso di 75 punti base: in linea con quanto previsto dagli analisti, ma con la sorpresa del dot plot che proiettava il costo del denaro al 4.625% per fine 2023, quindi più in alto di quanto non scontasse il mercato. (...)