Ottobre 2021

20.10.2021
Michele De Michelis
Michele De Michelis
PRESIDENTE CDA E CHIEF INVESTMENT OFFICER

Guardando l'andamento dei benchmark obbligazionari da inizio anno, si ha proprio la sensazione che qualcosa stia lentamente ma inesorabilmente cambiando. Già a fine marzo avevamo visto un movimento al rialzo simile che poi, tuttavia, era stato negato da molteplici fattori (primo fra tutti, la variante Delta), mentre quello che stiamo vedendo ora sembra abbia oggettivamente alle spalle motivazioni di un certo rilievo. Prima fra tutte l'inflazione. Possiamo parlare per ore disquisendo se essa sia temporanea oppure no, ma è evidente che in questo momento esista e stia impattando sull’ economia. I colli di bottiglia alle catene di approvvigionamento per la mancanza di chips o causati dai blocchi energetici mi ricordano tanto le mie domeniche in bicicletta in piena austerity energetica negli anni 70, quando non si poteva consumare. Ed ecco subito tornare alla ribalta parole ormai desuete, come stagflazione, a rovinarci il sonno. Ma torniamo agli investimenti obbligazionari dove si riscontrano risultati negativi per il 2021 praticamente su tutte le asset class legate ai bond. Con una leggera eccezione fatta per le obbligazioni high-yield che, se in un primo momento hanno beneficiato di un continuo restringimento degli spread del credito a livelli addirittura superiori al pre pandemia, nell'ultimo mese stanno invertendo la marcia e riallargando il diffferenziale con la conseguenza che i prezzi hanno invertito la rotta iniziando a scendere . Cosa fare quindi, sperare che i tassi tornino giù oppure provare a trovare soluzioni alternative? Considerando che, da che mondo è mondo, quando si presta del denaro bisognerebbe essere remunerati e non certo pagare per farlo, io credo che i tassi continueranno a salire per lo meno fino a quando non torneranno in territorio positivo. Non ho idea di quanto tempo ci vorrà ma, a meno che non stia succedendo qualcosa di enorme del quale non siamo a conoscenza, è molto probabile che le cose possano andare proprio così. Ecco perché, come dice sempre il gestore inglese (“il” maestro, per me) Jonathan Ruffer , i bond  tradizionali sono come il veleno. Non fare nulla equivarrebbe a mettere la testa sotto la sabbia come fanno gli struzzi sperando che le cose si mettano a posto da sole. E’ quello che serve?  Al momento attuale, anche se in passato questa strategia può aver funzionato, non è detto che si riveli ancora la scelta giusta. Provate infatti a pensare a coloro che avessero investito in un portafoglio bilanciato (con la parte obbligazionaria investita sui titoli Corporate) il primo gennaio 2020 e nel pieno della pandemia di marzo, con i mercati che stavano facendo la correzione più veloce della storia, avessero semplicemente fatto finta di nulla (cosa peraltro suggerita da alcuni). Avrebbero avuto un risultato eccezionale. (...)

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