Ottobre 2017

09.10.2017
Michele De Michelis
Michele De Michelis
PRESIDENTE CDA E CHIEF INVESTMENT OFFICER

Quali sono i segnali che si sta preparando "il rialzo della cameriera" ma soprattutto con quali modalità colpisce questo fenomeno? Nell’ordine annotiamo che negli anni Venti furono le scommesse sull'andamento delle azioni a Wall Street nei “bucket shop", alla fine degli anni Novanta le "boiler rooms" dove aggressivi venditori vendevano le penny stock che sarebbero dovute diventare le nuove Microsoft (ricordo che anche io ricevetti una telefonata di quel tipo) e nel 2006/2007 quando agenzie immobiliari senza scrupoli vendevano opzioni a leva su case che sarebbero state costruite (come nel film "The big short"). E adesso che cosa potrebbe preoccupare i risk manager? Forse i bitcoin e la rete web come suo propulsore? Non voglio assolutamente entrare nella diatriba sul reale valore delle criptovalute, anche perché sarebbe come fare una discussione tra ultras del calcio dove alla fine ognuno rimane sempre della propria idea e già va di lusso se non diventa una rissa. Il mio obiettivo è di analizzare le aspettative di ricchezza nel breve termine – che agiscono improvvisamente da catalizzatore verso acquisti compulsivi di asset rischiosi -  e che aumentano in determinate situazioni e in maniera talmente capillare da riuscire a contagiare anche quelle persone che tipicamente sarebbero le meno a rischio. Per "rialzo della cameriera" si intende la parte terminale di un grande movimento al rialzo, l’ultimo colpo di coda che si intravede quando persone che non hanno mai fatto investimenti speculativi in vita loro cominciano a farli. Ciò significa che i grandi operatori specializzati vendono a prezzi alti le attività finanziarie che avevano comprato a prezzi bassi al cosiddetto "parco buoi" formato dalla moltitudine di persone non esperte, che vengono "ammaliate" da prospettive di guadagni importanti, facili e rapidi. Avete notato quanta pubblicità ci sia sui bitcoin in questo momento su internet? Ma l'episodio che mi ha fatto pensare a quanto poc'anzi descritto è avvenuto recentemente quando un collega gestore patrimoniale mi ha detto che una sua cliente molto ricca di 82 anni gli ha chiesto di diversificare il proprio patrimonio sui bitcoin (evidente successo del marketing). E, si noti bene, la signora in questione mai e poi mai qualche anno fa avrebbe comprato qualcosa di speculativo (nonostante sia ricca) mentre adesso pensa sia cosa buona, non avendo la minima idea di cosa sia nella realtà il bitcoin o una criptovaluta. Come quasi nessuno del resto aveva idea di cosa facessero le aziende tecnologiche alla fine del 1999, ma questo non gli impediva di fare la fila fuori da banche e SIM per comprare le Tiscali o per i più sofisticati i fondi Ing Internet o Fleming Us Technology, giusto per fare qualche esempio dei titoli più in voga in quel momento. (...)

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