Novembre 2020

17.11.2020
Michele De Michelis
Michele De Michelis
PRESIDENTE CDA E CHIEF INVESTMENT OFFICER

Anche se siamo solo a metà novembre, non possiamo certo dire di esserci annoiati in questo mese! Quattro settimane fa mi auguravo che le elezioni americane finissero con un risultato definitivo, cosa che in effetti sembra si sia verificata, anche se a quanto pare Donald Trump non intende mollare, per quanto non capisco in che modo possa contestare la vittoria di Joe Biden. Scontata ormai l’accettazione del risultato elettorale Usa, in attesa che si sappia anche a chi andrà la maggioranza al Senato, direi che i mercati hanno brindato in maniera decisa al passaggio di consegne riportando gli indici a stelle e strisce sui massimi. Ma ciò che ha mosso più di ogni altra cosa i corsi azionari é stato sicuramente l'annuncio dei vaccini ormai sulla rampa di lancio da parte di diverse aziende farmaceutiche. Tale notizia ha portato ad una violenta rotazione dalle cosiddette azioni growth a favore delle value, ovvero sono state vendute le " stay at home business" per comprare le aziende più tradizionali e cicliche come banche ed energetici che presentano multipli estremamente inferiori rispetto alle aziende con business più innovativi. Nonostante quest'ultimo rally (che peraltro sembra aver già perso di intensità) il differenziale tra i due " stili" rimane sempre molto elevato: l’MSCI World Growth segna infatti un rialzo di oltre il 24% da inizio anno, contro una perdita di quasi il 9 % del MSCI World Value. Ovviamente, come spesso accade il giorno dopo una situazione di questo tipo, moltissime case di investimento hanno pubblicato tutta una serie di ricerche a favore del ritorno delle azioni cicliche nelle asset allocation, visto che con il vaccino dovremmo tornare a vivere una vita normale viaggiando, pernottando in hotel , attraversando parchi , comprando macchine etc etc dando anche per assodato  che per un certo periodo non ne potremo più di vivere la nostra vita soltanto "virtualmente " e la maggiorparte di noi cercherà quello svago che ora manca. Personalmente ho sempre pensato che sia molto difficile fare market timing tra gli stili e che convenga mantenere un’asset allocation che tenga conto dei vari scenari possibili, cercando anzi di individuare la qualità nei settori (sia growth che value), piuttosto che investire negli indici passivamente. Questo approccio, che non garantisce certo performance da capogiro, ha tuttavia il vantaggio di proteggere il portafoglio dagli scossoni più violenti durante le fasi di downturn. A tale proposito, un recente report della casa di investimenti inglese Ruffer LLP, società di gestione nota proprio per le sue capacità di creare portafogli molto resilienti, è stato  intitolato "Ricordami perché possiedi obbligazioni ".  L’analisi ha messo in evidenza che quanto successo dal 1981 in poi, ovvero la grande contrazione dei tassi di interesse sui titoli governativi mondiali, ha prodotto delle performance eccezionali per i portafogli bilanciati, sia in termini di rendimento, sia in termini di volatilità, quindi con un indice di Sharpe fantastico. (...)

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