Luglio 2022

26.07.2022
Michele De Michelis
Michele De Michelis
PRESIDENTE CDA E CHIEF INVESTMENT OFFICER

Anche se non amo assolutamente la politica e tendo pertanto a evitarla nei miei scritti mensili, la caduta del governo italiano mi porta inevitabilmente a ricordare la favola dello scorpione e della rana. Per coloro che non la conoscessero, questa storia verte sulla immutabilità degli istinti degli individui, nonostante l'istinto a volte possa comportare conseguenze fatali. Uno scorpione chiede a una rana di lasciarlo salire sulla sua schiena e di trasportarlo sull'altra sponda di un fiume. In un primo momento la rana rifiuta, temendo di essere punta durante il tragitto. Lo scorpione allora argomenta in modo convincente sull'infondatezza di tale timore: se la pungesse, infatti, anche lui cadrebbe nel fiume e non sapendo nuotare morirebbe insieme a lei. La rana accetta e permette allo scorpione di salirle sulla schiena ma, a metà strada, lui la punge condannando entrambi alla morte. Quando la rana chiede allo scorpione il perché del suo gesto folle, questi risponde: "È la mia natura!".   In questa similitudine ovviamente lo scorpione è la politica mentre la rana è, ahimè, il popolo italiano. Anche se probabilmente nel mondo ci sono altre situazioni di questo genere, in cui la democrazia viene mal interpretata dai governanti eletti dal popolo (mi viene in mente per esempio l'Argentina), qual'è la natura dello scorpione nazionale? A mio avviso è quella di non riuscire mai a concludere un progetto, in quanto i politici italiani antepongono i propri interessi a quelli dei cittadini che dovrebbero rappresentare. Ritengo infatti che in un contesto internazionale come quello che stiamo vivendo, con tutti i problemi che gli italiani stanno affrontando (guerra, inflazione, crisi energetica, siccità etc etc), l'ultima cosa che potevamo augurarci era proprio l'ennesima campagna elettorale condita di mille promesse che non verranno mantenute. Inoltre il nostro sistema elettorale molto probabilmente farà si che tra due mesi saremo di nuovo daccapo, con unioni farlocche  che rischiano di durare come un gatto in tangenziale. Non nascondo nemmeno il mio stupore nel constatare che tutto sommato questa crisi non abbia gettato nel baratro gli indici italiani (sia azionari che obbligazionari) ed europei, vista l'importanza del nostro debito pubblico nel trading internazionale. Le motivazioni di tale resilienza non le conosco, ma direi che, oltre al fatto che il posizionamento sui risky assets continentali in genere sia stato particolarmente basso, vadano ricercate nelle parole utilizzate dalla Lagarde che, per una volta, durante la sua conferenza stampa, ha detto delle cose appropriate offrendo così protezione ai Paesi più vulnerabili. In generale questo è un mercato abbastanza sottile, con tanta incertezza e di conseguenza poco posizionamento. (...)

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