Luglio 2019

09.07.2019
Michele De Michelis
Michele De Michelis
PRESIDENTE CDA E CHIEF INVESTMENT OFFICER

Qualche anno fa capitava spesso di imbattersi nel famoso "helicopter money" di Bernanke. Significava che il numero uno della Fed di allora sarebbe arrivato al punto di lanciare dollari dall'alto pur di stimolare l'economia americana dopo la grande crisi del 2008. Sembravano discorsi sensazionalistici, legati al background del banchiere centrale americano che dicevano essere un esperto e studioso della Grande Depressione post ‘29, ma quello che sta accadendo in questi giorni in Europa sembra andare oltre ogni previsione passata, anche quelle considerate provocatorie. Anche se nessuno ha lanciato euro sopra le nostre teste, vedere che la Svizzera concede un mutuo a tassi negativi alle imprese mi ha scioccato, come se avessi visto l'acqua di una cascata risalire la corrente. Certo, questa è soltanto la conseguenza dell'incredibile rally dei titoli obbligazionari governativi che ha portato la curva svizzera in negativo fino a quasi 50 anni, ma in generale tutti i titoli di stato europei hanno visto dei movimenti pazzeschi nel mese di giugno, con il Bund arrivato ai meno 40 punti base e il decennale greco che paga soltanto il 2%, nonostante tutti i discorsi sulla remunerazione adeguata del rischio. Aggiungiamo anche che le Borse hanno ripreso il volo e l'Indice Standard & Poor's è arrivato a sfiorare i 3000 punti. Tra le motivazioni che hanno generato il rally di tutti i risky asset ritengo che in primis ci siano state le parole estremamente accomodanti utilizzate dai banchieri centrali, senza dimenticare che durante il G20 di Osaka americani e cinesi hanno fumato il calumet della pace. Alla luce di questi accadimenti possiamo veramente dire, pertanto, di poter dormire sonni tranquilli? La sensazione è che il mercato dei capitali sia diventato come il clima, ovvero totalmente imprevedibile. Si passa dal freddo all'afa nel giro di due giorni e poi quando sembra che l'estate sia esplosa con l'anticiclone che dovrebbe dare stabilità, magari vengono giù gradinate improvvise o bombe d'acqua che creano un sacco di problemi ai raccolti. Ma ciò che mi risulta veramente difficile da decifrare è quale sia la motivazione che spinge a pagare interessi anche cospicui a Stati (non solo virtuosi), per prestargli dei soldi a lungo termine se non la paura che qualcosa di brutto possa succedere? Ma allora perché le Borse salgono se esiste questa paura di sottofondo? Forse perché i titoli governativi e le blue chips sono considerate liquide e i recenti accadimenti nel mondo dell'asset management stanno obbligando i gestori a prestare molta più attenzione che nel passato alla reale possibilità di compravendita dei titoli che compongono il proprio fondo. Chi segue il mio approfondimento mensile sa che ho più volte evidenziato i rischi sulla illiquidità dei sottostanti che riempiono i portafogli dei tanti fondi obbligazionari monster che promettono liquidità giornaliera. Il problema è che poi esplodono le bombe a caso e quanto è accaduto ai fondi H2O ha un che di paradossale. Questa casa di gestione, che dal successo che aveva avuto era stata obbligata a fare soft closing (inserendo spese di sottoscrizione) per tamponare gli ingenti flussi in entrata, ha "subito" un articolo del Financial Times che li accusava di avere obbligazioni di dubbia qualità in portafoglio, facendo intendere che potessero esserci dei punti interrogativi   sulla reale situazione dei loro portafogli. Apriti cielo, immediatamente sono diventati i "paria" della gestione finanziaria, con una corsa ai disinvestimenti che se veramente avessero avuto posizioni non liquidabili, avrebbero avuto e creato enormi problemi a tutto il sistema. (...)

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