Gennaio 2020

14.01.2020
Michele De Michelis
Michele De Michelis
PRESIDENTE CDA E CHIEF INVESTMENT OFFICER

Il 2019 è stato un anno eccezionale, quasi ai livelli del 2009 che tutti noi ricordiamo ancora come l'anno della rinascita, dopo aver visto il baratro ad un palmo dai nostri occhi. Attenzione però perché a brillare non sono stati soltanto i mercati azionari, ma anche gli obbligazionari governativi e societari, sia Investment Grade che High Yield. Gli investitori quindi hanno potuto dimenticare il pessimo 2018, in particolare l'ultimo trimestre e tirare un sospiro di sollievo. Ma fu vera gloria? A vedere le statistiche delle somme depositate in Italia sui conti correnti nutro qualche dubbio sul fatto che questo anno eccezionale sia stato sfruttato dalla maggior parte degli investitori.  In particolare mi ha molto colpito constatare che degli otto miliardi di euro depositati sui conti della Popolare di Bari, oltre il 50 % dei correntisti risultava intestatario di somme eccedenti i centomila euro, confermando così la bassa propensione al rischio dell'investitore Italiano che crede di essere al sicuro tenendo somme non trascurabili sui depositi a vista, ignaro dei rischi reali che sta correndo, come chi fa il bagno in piscina invece che nel mare perché ha paura dei marosi e poi tiene in prossimità  dell'acqua degli utensili elettrici in equilibrio precario. Pur tuttavia, poiché i rendimenti passati per definizione non sono necessariamente rappresentativi di quelli futuri, cosa possiamo aspettarci dal 2020? Se prendiamo in esame per esempio un governativo tedesco a tre anni, possiamo notare che in questo momento presenta un tasso negativo dello 0,6% circa, in risalita dal meno 0,9% toccato questa estate. Offrono un rendimento maggiore (intorno allo 0,5%) le obbligazioni societarie Investment Grade con una duration di circa cinque anni.  Per ottenere dei rendimenti maggiori sarei così costretto ad investire in obbligazioni speculative, che pagano il 3% con circa tre anni di duration. Ovviamente sto ragionando in euro, perché in dollari bisogna considerare un rendimento di due punti e mezzo in più con il rischio, tutt’altro che banale, del cambio e al lordo di tasse e commissioni. Rebus sic stantibus le azioni rimangono l'unica alternativa per avere, o meglio per provare ad ottenere dei rendimenti, anche se le valutazioni cominciano ad essere un po’ “tirate” (Con P/E prospettico del SP500 a 18,3 contro una media venticinquennale di 16,2). (...)

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