Febbraio 2022

21.02.2022
Michele De Michelis
Michele De Michelis
PRESIDENTE CDA E CHIEF INVESTMENT OFFICER

Mi è capitato di vedere di recente in televisione la serie televisiva tratta da un libro di Robert Harris che avevo letto dieci anni fa intitolato "L'indice della paura". Siccome mi ricordavo che il libro mi era piaciuto molto, ero curioso di vedere come sarebbe stato l'adattamento televisivo e devo dire che non mi ha affatto deluso. Senza voler anticipare alcunchè per eventuali futuri lettori, mi limito a parlare del titolo che rappresenta, come tutti gli operatori sanno, l'indice della volatilità più comunemente noto come VIX. Il problema è che la volatilità è a sua volta volatile, ovvero difficilmente prevedibile come del resto la paura stessa, che rimane una delle emozioni più forti in assoluto, superiore per intensità anche alla felicità, citando Harris che nel libro scrive" Non ci si sveglia nel cuore della notte per felicità, ma per paura". Nei mercati finanziari siamo passati nel giro di pochi mesi dall'euforia alla calma, dalla calma alla paura e, adesso, speriamo di non cadere nel panico. Quello che di solito è causato dagli eventi esogeni e improvvisi (tutti ricordiamo i primi venti giorni di marzo 2020) come quelli che stiamo attraversando in queste settimane assistendo all'escalation delle tensioni tra Russia e Ucraina. Possiamo affermare di essere sicuramente in stato di allerta anche se non si vedono ancora segnali di panico sui mercati finanziari globali. Per fortuna. Grazie ad un collega che manda sempre delle ottime newsletter giornaliere, ho potuto analizzare facilmente le reazioni dei mercati azionari alle crisi geopolitiche più importanti della storia e mi ha stupito vedere che le reazioni, per quanto negative, siano state quantomeno composte. Quello che però mi preoccupa di più è l'eventuale risposta dei cinesi di fronte ad un’ invasione della Ucraina, perché il timore è che si sentano legittimati a fare lo stesso con Taiwan. A quel punto sì che potrebbe scoppiare il panico vero e proprio sui mercati finanziari (e non solo), nonostante tutti i buoni propositi che i governanti del mondo mettono in campo. Eppure la speranza era riposta nel fatto che, dopo questa pandemia, che ci ha colpito così duramente per due anni, si tornasse a vivere con più  tranquillità e  con migliori propositi per il futuro. Che senso ha vaccinare miliardi di persone per poi fare le guerre? Motivo per cui rimango ancora cauto sull'esposizione al rischio nonostante negli ultimi trenta giorni i mercati abbiano riportato delle performance negative praticamente su tutte le asset class o quasi. Nel mio ultimo approfondimento di gennaio consigliavo di evitare la duration per le obbligazioni europee e americane e in effetti negli ultimi trenta giorni le Corporate IInvestment Grade hanno continuato a correggere di circa quattro punti, mentre le High Yield hanno restituito oltre 2 punti  con gli spread che cominciano  ad allargarsi rispetto ai governativi che invece si sono mossi in un ampio trading range. (...)

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