Dicembre 2019

16.12.2019
Michele De Michelis
Michele De Michelis
PRESIDENTE CDA E CHIEF INVESTMENT OFFICER

L'altro giorno stavo parlando con un mio amico gestore che l'anno scorso ha messo a segno un guadagno dell’1.8% netto con una volatilità sotto l'1%. (pertanto con uno Sharpe Ratio intorno al 2) e che quest'anno sta facendo esattamente lo stesso risultato. La differenza naturalmente è che mentre lo scorso anno la sua performance era ai primissimi posti della classifica dei rendimenti tra tutti i fondi UCITS europei, quest'anno invece si trova in fondo alla classifica. Ovviamente lo Sharpe (ovvero il rapporto tra rendimento e rischio) rimane ai massimi livelli ma quello che mi fa sorridere è l'atteggiamento degli investitori nei confronti di questi risultati. Se un anno fa avrebbero voluto avere l’intero portafoglio investito in tale strategia, quest'anno mi chiedono perché ne abbia ancora un peso così rilevante in portafoglio, pur mantenendo invariato il loro profilo di rischio. Questa premessa è per dire che ci sono due aspetti fondamentali nella gestione della ricchezza privata (diversamente da quella istituzionale): le aspettative di rendimento e la realtà dei fatti. Mentre la prima si basa sempre su quello che è accaduto nei mesi precedenti e mai su quelle che sono le situazioni reali del momento, la seconda invece è paragonabile al risveglio improvviso che ti coglie quando stai facendo un bellissimo sogno. Mi spiego meglio, l'anno scorso di questi tempi serpeggiava il panico tra i mercati con l'indice SP 500 intorno a 2600 ed Eurostoxx intorno a 3000 punti, Trump era in pieno conflitto mediatico con i cinesi, la situazione Brexit era totalmente ingarbugliata e Powell avrebbe alzato i tassi il 19 dicembre, mossa che avrebbe spiazzato gli operatori portando il mercato ai minimi alla vigilia di Natale. Il classico esempio a dimostrazione che, nonostante in quel momento le aspettative di rendimento futuro fossero buone, nessuno aveva il coraggio di investire. A distanza di 12 mesi invece, dopo che il mercato è salito di circa il 25% (e gli Stati Uniti anche di più) sta tornando l'appetito per il rischio anche tra gli investitori privati, benché Trump non abbia ancora firmato nulla con la Cina, la Brexit sia ancora tutta da definire (anche se la vittoria di Johnson ha tolto un po’ di incertezza) e l'economia mondiale sia tutt’altro che brillante. (...)

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