Addì 19 aprile, Anno del Signore 2020, trentottesimo giorno di quarantena ... Non avrei mai pensato di cominciare uno mio scritto con queste parole, ma mi sento un po' come il comandante Achab alla ricerca della balena bianca, che per me (ma forse per la maggior parte della popolazione) in questo momento è rappresentata semplicemente dal ritorno alla normalità. Ogni giorno seguo puntualmente gli aggiornamenti della curva dei contagi e noto che questo grande sacrificio che ci è stato richiesto sta finalmente dando i suoi frutti, seppur in maniera molto graduale. Ci siamo lasciati lo scorso mese con le parole di un grande investitore del passato, Sir John Templeton, che ci ricordava che “gli affari si fanno quando scorre il sangue per le strade”, per cui poteva essere un buon momento per cominciare ad accumulare risky asset. Per quanto non possa sapere quanti risparmiatori abbiano avuto il coraggio di seguire questo suggerimento, soprattutto quelli che per un qualunque motivo si fossero ritrovati con tanta liquidità sui conti, certamente l'entità del rimbalzo al quale abbiamo assistito non solo si è rivelata davvero eccezionale, ma si è riversata praticamente su tutte le asset class. Soltanto investendo un 20-30 % delle proprie risorse in un portafoglio misto (ad esempio, 30 % bond Investment grade, 20 % bond hig yield e 50 % MSCI World) i risultati ottenuti in un solo mese sarebbero stati pari a quelli che a gennaio ti saresti aspettato di realizzare in due anni e sull'intero portafoglio investito. Purtroppo, velocità e intensità di questo movimento mi lasciano le stesse perplessità che mi avevano provocato i ribassi di marzo. Come si fa a passare, nel giro di soli trenta giorni, dai timori di una depressione stile ’29 a pensare che questa emergenza Covid non abbia alcun impatto sulle abitudini dei consumatori? Certo, la risposta delle banche centrali e dei governi è stata veramente enorme, anche se in Europa non siamo ancora minimamente arrivati a fare quello che hanno messo sul piatto le autorità americane. In ogni caso, tutti i governanti del mondo credo abbiano ben in mente i rischi che potrebbero nascere da un blocco della filiera produttiva. Avete presente la calciparina che viene somministrata alle persone che subiscono un intervento chirurgico magari ad una gamba che deve stare immobile per molti giorni? Questo farmaco fa si che il sangue nelle vene non si coaguli, permettendo allo stesso di riscorrere fluido nel momento in cui l'arto dovesse essere poggiato di nuovo a terra. E’una similitudine per lasciar intendere che, per quanto il rischio " trombosi " all'economia reale (paragonabile alla depressione del 29) potrebbe esser stato evitato, pur tuttavia ciò non esclude la possibilità di soffrire a causa di di altri postumi causati dal blocco. (...)