Il Ottobre 2016

01.10.2016
Michele De Michelis
Michele De Michelis
PRESIDENTE CDA E CHIEF INVESTMENT OFFICER

Recentemente mi è stato chiesto in un’intervista quale fosse la sfida più importante da affrontare per il futuro e la mia risposta immediata è stata: “Far fruttare il denaro che ci viene affidato”. Potrebbe sembrare una risposta anomala per chi fa il nostro mestiere, ma chi è del settore sa che non è così. Trovare idee d’investimento in questo contesto di mercato è veramente come risolvere un “Cubo di Rubik”, dove ogni mossa è legata a quella successiva e se sbagli devi capire se tornare indietro o andare avanti. Prendiamo per esempio gli accadimenti del mese di settembre, nel quale l’idea che le banche centrali stiano spingendo i governi ad attuare degli stimoli fiscali è stata supportata da alcuni fatti. Effettivamente i tassi d’interesse non possono scendere ulteriormente ed alla BCE si sono resi conto che saggi negativi non solo non riescono a far ripartire il ciclo, ma stanno addirittura affossando il sistema bancario, inclusi anche gli istituti finanziari con i bilanci più solidi. La conseguenza non si è fatta attendere: i tassi di interesse hanno immediatamente rialzato la testa, riportando il Bund in territorio positivo, seppur di soli due punti base. Per tale motivo, per la prima volta dopo moltissimo tempo, mi sono ritrovato a posizionarmi lungo su alcuni titoli bancari come Intesa Sanpaolo, BNP e Santander. Nonostante sia cosa nota che riuscire ad individuare il punto di ingresso sui minimi sia sempre impresa ardua, se i tassi d’interesse dovessero anche soltanto rimanere stabili, credo che già alle attuali valutazioni di Borsa questi titoli possano incorporare un valore inespresso, sensazione confermata da alcune analisi firmate da case d’investimento storicamente “value” pubblicate di recente. Tale fenomeno si manifesta in maniera ancora più evidente negli Stati Uniti, dove il ciclo è sicuramente più avanti e le grandi banche globali come JPMorgan, Citigroup e Bank of America, ma anche quelle più prettamente d’affari come Goldman Sachs e Morgan Stanley, dopo aver corretto pesantemente fino a febbraio, adesso sembrano essere tornate in trend positivo, risultando comunque ancora a sconto rispetto alle famose defensive stocks (come i consumer staples) che sono state comprate a man bassa per i loro dividendi, ma che ora risultano oggettivamente care. Anche in questo caso, mi sembra una buona idea avere una piccola posizione lunga sulle banche, piuttosto che una generale sull’indice S&P 500 dove ci sono aziende sicuramente sopravvalutate. Non dimentichiamoci infatti che in un contesto di “stimolo fiscale” o anche di cosiddetto “helicopter money”, i vincenti ed i perdenti saranno completamente diversi rispetto allo scenario visto sinora, quando i tassi d’interesse scendevano e basta. Questa mossa di asset allocation non è detto che porti i suoi frutti nell’ immediato: come nel Cubo di Rubik potrebbe girare a vuoto nel breve periodo, ma se rimaniamo convinti che i mercati seguano sempre una logica e non siano comandati solo da robotrading ed algoritmi, allora si tratta indubbiamente di una scelta opportuna. (...)

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