Rientrati dopo una serie di appuntamenti a Londra dove abbiamo potuto testare con mano gli umori della City, cercheremo di fornire un quadro utile per orientare i vostri investimenti per il prossimo futuro.
Partendo dal mercato obbligazionario, rimaniamo abbastanza convinti che il posto peggiore dove mettere i soldi sia tuttora il Bund tedesco a lunga scadenza. Infatti, anche qualora in futuro (tra due o tre anni) ci fosse un minimo rialzo dei tassi di cento punti base, le conseguenze potrebbero essere pesanti sui prezzi dei titoli, con il rischio di esporre i sottoscrittori a delle perdite importanti, nonostante questi titoli siano generalmente considerati “un porto sicuro”. Allo stesso tempo però, analizzando la situazione economica spagnola e in particolare quella delle sue banche (impressionante il grafico della percentuale dei bad loans sul totale dei loans spagnoli) e quella politica italiana (no comment!), verrebbe da pensare che il rischio anche in questo caso sia molto alto…. E allora, dove investire?
La realtà dei fatti è che il mercato dei titoli governativi europei è totalmente “manipolato” dalla politica messa in campo con l’OMT da parte della Bce, esattamente come accade ormai da anni a Singapore, dove gli unici sottoscrittori dei titoli governativi sono le banche del Paese, obbligate per legge dal governo a sottoscrivere i titoli in asta. Poiché abbiamo motivo di ritenere che questa artefazione continuerà anche nel prossimo futuro allo scopo di garantire una relativa calma su tale settore di mercato (qualora accadessero degli “eventi politici nazionali” non graditi alla comunità, riteniamo infatti che l’allargamento degli spread indicherebbe inequivocabilmente cosa potrebbe succedere se venisse a mancare il supporto del piano OMT) registriamo quali sono le risposte di investimento ritenute più opportune. In tale situazione di mercato infatti, anche i grandi investitori istituzionali come i fondi pensione sono spinti da una affannosa ricerca di rendimenti ad aumentare il rischio dei loro portafogli (preoccupati come sono che rendimenti del 2% possano pregiudicare le prestazioni economiche da erogare in futuro). Daniel Sheard, brillante gestore obbligazionario della Julius Baer (ex GAM), con oltre 10 miliardi di Euro di masse, ci ha raccontato che molti istituzionali stanno addirittura ricomprando le cartolarizzazioni sui mutui residenziali (quelli concessi ai clienti ad alto reddito, ndr) in quanto hanno visto che, nonostante la grande crisi che è avvenuta in questi cinque anni, la gente continua a pagare le rate del mutuo della casa dove vive e per tale motivo il rischio di default è abbastanza contenuto.
E infatti è proprio di rischio che stiamo parlando. Non entrerò nella diatriba “risk on, risk off” così cara agli operatori da ormai un po’ di tempo, limitandomi a dire che questa politica di tassi vicino allo zero, impostata dalle banche centrali, sta finalmente mostrando i suoi frutti sul mercato equity, dove si registra un’entrata di flussi provenienti dalle posizioni chiuse sul mercato obbligazionario. Considerata tuttavia la fragilità dell’economia globale, la selezione dei titoli azionari (la cosiddetta stock selection) sarà fondamentale.
A livello regionale, la mia preferenza continua ad andare al Giappone (chi segue questo approfondimento sa che è ormai un anno che ne parlo), dove il Governo ha l’obiettivo dichiarato di fornire stimoli monetari ad un’ economia ormai da troppo tempo in deflazione e dove le banche hanno ridotto gli attivi in bilancio da anni (quello che adesso dovrebbero fare le banche Europee, vendendo assets) e quindi potrebbero veramente beneficiare di tale contesto, tornando a finanziare la crescita. Il 6 febbraio, l’indice Nikkei ha finalmente violato gli 11.300 punti, che era il massimo relativo degli ultimi quattro anni, dando una chiara indicazione che è qui la festa e in molti ci stanno tornando.
Ovviamente, i rischi persistono, in quanto l’austerità (europea) e l’incertezza (globale) stanno comunque impattando sull’economia reale, che è cosa diversa dai mercati finanziari i quali tendono generalmente ad anticipare gli eventi reali.
Quindi, preparatevi a mantenere comunque una percentuale di dollari americani contro possibili sbandamenti deflazionistici improvvisi e magari inserire qualche opzione call su tassi d’interesse (swaption) che costano molto poco e proteggono da eventuali repentini rialzi dei tassi. Del resto se anche un gestore notoriamente cauto come Maurizio Novelli (con il quale mi scuso per averlo chiamato Cesare nello scorso "Punto Mensile"), è rimasto abbastanza colpito da questa esuberanza dei mercati, chiudendo alcune posizioni short, vuol dire che il mercato risulta effettivamente "spumeggiante".
Concludo con l’analisi di Graham French (noto gestore equity della M&G): “Ecco dunque quali sono gli elementi e le caratteristiche di mercato da considerare volgendo lo sguardo al futuro : 1) Mercato inondato di liquidità 2) Globalizzazione con effetti deflattivi sulle obbligazioni 3) Innovazione tecnologica ed internet 4) IR molto bassi con sacche di bolle speculative su singole classi di attivo (Real Estate, non si trovano case a Londra e Montecarlo.) con inflazione generale (attualmente) molto contenuta 5). Dal 2000 ad oggi la popolazione mondiale è cresciuta di un miliardo "
Tutto questo è estremamente positivo per il mercato azionario !!! Graham French sostiene che ci stiamo preparando ad un periodo di mercato toro sulle azioni con flussi che arriveranno dal mercato obbligazionario. Il rally che French vede arrivare (da qui ai prossimi dodici mesi, ndr) potrebbe essere molto esteso (tipo 1992-96) tanto da avere dichiarato espressamente che si sta giocando venticinque anni di carriera su questo.