Il Dicembre 2015

01.12.2015
Michele De Michelis
Michele De Michelis
PRESIDENTE CDA E CHIEF INVESTMENT OFFICER

La reazione dei mercati finanziari alle parole di Draghi mi ha ricordato quei bambini che a giornata ormai finita al luna park fanno un capriccio assurdo (dopo che i genitori li hanno soddisfatti in tutto e per tutto) perché non vengono accontentati con lo zucchero filato alle 7 di sera. Spero di aver reso ben l'idea. Come definire altrimenti un movimento di quattro figure sul cambio euro dollaro nel giro di poche ore, oppure di quasi il 6% sull'equity europeo e di circa due punti percentuali sui governativi decennali continentali (e quasi il doppio sui trentennali)? Un episodio che conferma altresì che in questo momento non solo sono venute a mancare le decorrelazioni tra le asset class tradizionali, ma soprattutto che non esistono investimenti sicuri. Avete visto cosa è successo a chi ha comprato le obbligazioni subordinate delle quattro disgraziate banche italiane salvate, cosa peraltro già successa in passato con la SNS Bank (quinta banca olandese) e alcune banche irlandesi? Il rischio quando si presta il denaro esiste, è un dato di fatto. Allo stesso tempo, per quale motivo dovrei pagare 25 basis point all'anno allo Stato tedesco (che si suppone essere il più sicuro di tutti in Europa) per avere un titolo di Stato a tre anni? Di fronte a tale scenario, pensate ai poveri gestori di fondi obbligazionari a benchmark che si trovano in questa situazione. Qualcuno potrà obiettare che anche se i tassi sono negativi potrebbero diventarlo ancor di più e quindi i prezzi di questi titoli salire, vista l'estensione del QE come annunciata da Draghi. Certo, però cosa potrebbe accadere se il QE invece ad un certo punto funzionasse (come confermato di recente a New York) e l'inflazione tornasse al 2%? Volenti o nolenti dipendiamo sempre di più dalle banche centrali mondiali e per quanto questa situazione non mi piaccia affatto, perché come dicevo poc’anzi, rischiamo di essere tutti condizionati dai capricci dei bambini al luna park, pur tuttavia per tale motivo non vedo alternative all'utilizzo di strategie alternative. Come immaginare di guadagnare in questo momento se non attuando tecniche di relative value scommettendo che un titolo vada meglio di un altro, oppure utilizzando strumenti come la volatilità e i futures? Ovviamente, l'utilizzo di questi strumenti e le relative strategie sono molto complessi e credo che una buona parte dei gestori tradizionali faticheranno ad adattarsi al nuovo ambiente operativo, cosa che dovranno comunque fare consulenti, private banker o promotori finanziari per poter consigliare al meglio la propria clientela. Diventa però fondamentale che il "sistema" giri al suo meglio, ovvero che non ci si trovi più in una situazione di sfiducia tra le istituzioni come accadde nel 2008 e in ogni caso rimangono da preferire i gestori che utilizzano derivati quotati sui mercati con clearing house efficienti a discapito di quelli che si servono di derivati OTC e poco trasparenti. Concludo queste mie considerazioni mensili affermando che questo strano 2015 mi ricorda sempre più il 1998. (...)

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