Il mese di marzo è stato indubbiamente caratterizzato dagli eventi ciprioti, già ampiamente dibattuti su ogni tipo di media. Non mi dilungherò su tale questione, se non per il fatto che può rappresentare un punto di partenza per valutare il comportamento dei mercati e in che modo la psicologia degli investitori ha reagito (per lo meno, in base ai riscontri che ho avuto io) di fronte al ritorno dei rischi.
Primo aspetto da considerare è il deposito del denaro. Spesso viene dimenticato che depositare il denaro in una banca vuol dire fare un prestito e per tale motivo si è esposti giocoforza ad un rischio controparte. Abbiamo già visto nel recente passato l’azzeramento del valore delle obbligazioni Lower Tier 2 della SNS Bank (quinta banca olandese), così come, seppur poco pubblicizzato, il taglio del 20% sui depositi bancari (tutti, e non solo quelli oltre i 100 mila euro) della clientela di un paio di piccole banche danesi, senza peraltro ricordare i fallimenti delle banche islandesi o della Lehman Brothers. Per tale motivo, non vedo per quale ragione si debba gridare allo scandalo di fronte a quanto è accaduto a Cipro, dove alla fine sono stati salvaguardati i depositi sotto i 100 mila euro (come da contratto) e sono stati tassati invece gli importi superiori a tale cifra delle due banche con i conti in peggiore stato. Casomai, ciò è utile per ricordarci che per prima cosa è sempre meglio investire in titoli e diversificare, piuttosto che tenere tutto il denaro sul conto con un unico rischio controparte; poi, che bisogna sempre comprare ombrelli quando il sole è alto e splende in cielo, ovvero cercare protezione e diversificazione quando le cose vanno bene. Coloro che non hanno sfruttato il rialzo dell’euro a 1.35/1,36 contro dollaro, oppure contro franco a 1,25, per cambiare un po’ in valuta estera (per protezione) a mio avviso hanno sbagliato, perché bisogna sfruttare proprio i momenti di calma per coprire parte del portafoglio.
Venendo ai mercati azionari, avevo preparato uno studio sul vecchio adagio “buy in November, sell in May and go away”, che dimostrava che in realtà era proprio in aprile il picco del mercato, ma il grande Alessandro Fugnoli mi ha anticipato nella sua rubrica “il Rosso e il Nero” e … come insegnano i latini “ubi major, minor cessat”.
Mi limiterò a dire che continua a stupirmi la tenacia con la quale i mercati azionari europei cercano di non perdere troppo terreno nei confronti degli Stati Uniti, dove abbiamo visto un nuovo record storico anche dello Standard & Poor’s 500, e del Giappone. Tutto questo nonostante le continue pessime notizie dal punto di vista economico e politico, basti pensare all’immobilismo europeo paragonato all’attivismo di FED e BOJ, che ragionano con un unico obiettivo (l’economia del proprio Paese) mentre in Europa questa unicità di intenti non può esistere per ovvie ragioni, visto che ogni Stato ha la propria sovranità economica e ogni governo pensa unicamente al proprio Paese . A volte mi chiedo cosa abbia portato gli Stati membri della prima “Europa Unita” a non definire una exit strategy e ad essere così fiduciosi nel futuro … Mi ricorda un matrimonio tra due adolescenti che si sposano con le migliori intenzioni e l’idea di “due cuori e una capanna” e poi si ritrovano quindici anni dopo a non sopportarsi più senza avere neppure la possibilità di divorziare.
Infine, vorrei parlare del Giappone, del Nikkei e del nuovo Governatore della Banca Centrale. Chi legge questi appunti mensili sa che ho sempre ritenuto che l’unico mercato che potrebbe trarre vantaggio dall’inflazione è proprio quello del Sol Levante, dopo anni e anni di deflazione. E’ notizia recente che Kuroda abbia lanciato un imponente piano di stimolo che sostanzialmente dice: “Basta concentrarsi sui prestiti di breve termine alle banche, già a tassi bassissimi. L’obiettivo della BOJ, ora, è pompare liquidità nel sistema ed espandere la base monetaria. In due anni, arco di tempo fissato per portare l’inflazione al 2%, la Nippon Ginko raddoppierà la quantità di titoli di Stato ed Exchange-Traded Fund posseduti. Con il via libera all’acquisto di bond governativi anche a lunghe scadenze, tra cui quarantennali, sull’onda di questa notizia il Nikkei, che stava correggendo, è volato in tre giorni di contrattazioni ben oltre i 13 mila punti, sui massimi relativi degli ultimi quattro anni. Rimaniamo ancora positivi su questo mercato, anche per il fatto che sta attirando sempre più interesse da parte di investitori istituzionali che lo avevano completamente dimenticato negli ultimi anni e confidiamo che si crei un circolo virtuoso che abbiamo già visto tante volte in passato, che possa far salire ulteriormente le quotazioni.
In conclusione, rimanere con un portafoglio ben diversificato, visto che il mercato potrebbe correggere per i noti motivi stagionali, ma non dimenticarsi che ogni correzione potrebbe costituire una buona occasione per aumentare il peso dell'equity, a meno che non si pensi che il Bund tedesco decennale all'1,25 % sia un buon investimento... per me non lo è!