In Germania, si teme una recessione tecnica a causa del rallentamento del mercato del lavoro e della produzione industriale in calo. La ripresa economica cinese è incerta, con segnali di deflazione che preoccupano gli esperti. Negli Stati Uniti, nonostante il calo nell'occupazione e nella produzione manifatturiera, l'economia rimane resiliente, grazie a una domanda stabile e una moderata crescita salariale. La BCE prevede un possibile taglio dei tassi di interesse, sostenuto da un'inflazione in diminuzione nell'Eurozona. Sul fronte geopolitico, in Germania, i partiti populisti di estrema destra e sinistra stanno guadagnando consenso, mentre la campagna elettorale negli Stati Uniti è sempre più accesa.
Dopo il "Black Monday" dovuto alle azioni della Bank of Japan, i mercati hanno registrato una ripresa, con un'ottima performance delle obbligazioni, sia di alta qualità che ad alto rendimento. Gli investitori hanno puntato su una durata più lunga delle obbligazioni, aspettandosi tagli significativi dei tassi da parte delle banche centrali, in particolare della Federal Reserve. Lo spread tra i titoli del Tesoro USA a 2 e 10 anni è tornato in positivo dopo 790 giorni, segnando un'inversione storica.
Tuttavia, c'è confusione tra le varie asset class riguardo alla possibilità di recessione: mentre il mercato delle materie prime e delle obbligazioni governative prezzano alte probabilità di recessione, altre classi di attivi, come le azioni, mostrano una percezione meno pessimistica. Si osserva una sotto-performance dei titoli ciclici rispetto a quelli difensivi, segno che i mercati interpretano le cattive notizie economiche come tali, senza speranza di miglioramento immediato.
In conclusione, l'analisi suggerisce che, sebbene i mercati possano essere troppo pessimisti riguardo all'economia statunitense, le aspettative sugli utili aziendali sono elevate, con previsioni di crescita del 16% annuo entro il 2025. Questo ottimismo è in parte legato all'atteso impatto positivo dell'intelligenza artificiale sulla produttività e sugli investimenti, anche se le recenti trimestrali delle grandi aziende tecnologiche non lo confermano del tutto.